martedì, luglio 27, 2004

Li chiamano cannibali

Sono i giorni dei "cannibali", amore mio, ma niente a che vedere con gli antenati antropofagi ne' con moderni feticisti dell'estremo: parliamo di atleti imbattibili, di personaggi al limite del mito ma che ancora possiamo toccare con mano. Moderni protagonisti della mitologia e dell'iconografia occidentale, incarnano, con le loro gesta, il modello epico di Omero: c'e' Valentino Rossi, il centauro imprendibile ed imprevedibile, il funambolo delle due ruote, piu' bravo a correre che a camminare, simpatico ed empatico come nessuno nel suo sport ed in molti altri e' mai stato. C'e' Lance Armostrong, il re del Tour de France (con quello di quest'anno fanno sei), ciclista e cyborg, americano di ghiaccio capace di cancellare Merxxx dal libro dei Guinness, scienziato della vittoria in maglia gialla e, forse, del marketing che ne deriva. C'e' Michael Schumacher, stella fredda della Formula Uno, impareggiabile pilota, tanto forte (e su una macchina tanto forte) da far diventare tutto noioso e scontato, da uccidere lo spettacolo, da potersi permettere continui monologhi al volante della Ferrari. C'e' Ian Thorpe, lo squalo australiano, il ragazzo che, a poco piu' di vent'anni, detiene nove delle prime dieci posizioni (compresa la prima) nel ranking dei 400 metri a stile, che da dieci anni non trova avversari capaci di renderlo secondo... c'e' Tiger Woods, il cui nome e' ormai sinonimo stesso di gioco del golf.
Chissa' cosa faranno questi eroi quando comincerai a guardarti in giro piccola faina. Se ce ne saranno di nuovi o se mi chiederai di raccontarteli mentre io vorrei parlarti solo di Giles o di Garrincha...